"Ho iniziato a considerare l'idea del doping alla fine dello scorso anno, dopo tre anni molto difficili. Chi segue il mio sport sa che tante volte non sono stato bene e nel 2010 avevo anche detto di voler smettere perché non sentivo più nessuna emozione. Dovevo prendere delle decisioni, ma con le Olimpiadi imminenti e con la pressione che mi ero creato praticamente da solo non sono più stato lucido: avevo aspettative importanti, volevo tornare più forte di prima e non sono riuscito a dire di no al doping in vista di Londra".
In Italia serve la ricetta, all'estero no. Alex Schwazer racconta tutto quello che è successo, come si è procurato il doping e quanto lo ha pagato: è un racconto struggente, e mentre parla piange al ricordo di quello che ha vissuto in quei momenti.
"Ho fatto un grande errore e non posso dire altro che mi dispiace tanto - annuncia nel corso della conferenza stampa tenutasi presso l'Hotel Four Point di Bolzano -. Chiedo scusa a tutti, alla mia famiglia soprattutto, alla mia fidanzata e ai miei sponsor. Vorrei solo chiarire le cose. Adesso si scrive tanto e io voglio che venga scritto tutto correttamente. Ho preso questa decisione da solo. Io ho deciso di non dirlo a nessuno, né alla mia famiglia, né alla mia fidanzata né a nessun altro. Era una cosa mia e non volevo mettere nei guai nessuno. Mi sono informato su internet e, anche se ho letto che è impossibile farsi di Epo da soli, vi posso assicurare che su internet si trova tutto. Sono andato all'estero da solo, più precisamente in Turchia, tre giorni ad Antalia, mi sono procurato l'Epo in farmacia e poi sono tornato. Mi sono portato dietro 1500 euro e, senza ricetta, ho detto al farmacista tutto quello che volevo e lui mi ha dato il doping. E' stato un momento bruttissimo, io non avevo mai fatto uso di sostanze dopanti. E stare da solo in una stanza, sapendo perfettamente quello che stavo facendo è un qualcosa che mi ha distrutto".A casa non aspettavo altro che la mia fidanzata andasse all'allenamento per potermi chiudere in bagno e farmi l'iniezione di Epo: non è una bella cosa, è un qualcosa che devasta. Alla 20 km di Londra non sono andato perché stavo male davvero (ufficialmente un raffreddore, ndr), non per il doping. Mi sono sentito distrutto per tutte queste giornate.
Il 29 di luglio mi sono fatto l'ultima iniezione, sono tornato a casa perché dovevo ancora prendere la tessera sanitaria che è richiesta alle Olimpiadi e non lo sapevo prima. Era anche il compleanno di mia madre. Il 30 mi hanno fatto un controllo antidoping e io non avevo più la forza di dire a mia madre di non aprire la porta. Volendo avrei potuto farlo perché volendo si possono saltare due controlli in 18 mesi. Io però non ne ho mai saltato uno e inoltre non avevo più la forza di andare avanti, di mentire e di nascondermi. Ho fatto il controllo sapendo di essere positivo. Ora sono distrutto, perché ho buttato via tutti questi anni di lavoro per un gesto assurdo. Allo stesso tempo, però, sono anche contento che tutto sia finito. terraisolana
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